Il talento: ponte tra corpo e spirito
“Il modo in cui lo spirito è unito al corpo non può essere compreso dall’uomo, e tuttavia in questa unione consiste l’uomo”, diceva Sant’Agostino.
L’uomo vive una condizione paradossale, così materiale, da avere tutta una serie di bisogni di sopravvivenza come ad esempio dormire, mangiare, bere, ma allo stesso tempo c’è in lui quella scintilla che lo può riportare all’istante al divino.
Per la mia esperienza personale, poi magari per altri non sarà così, la divinità si manifesta come con dei bagliori improvvisi. Sono istanti di connessione al tutto, di gioia profonda, di illuminazione, che ravvivano il corpo, quindi questo stato si percepisce attraverso il corpo.
Indipendentemente da quello che ho letto nei libri, ma facendo riferimento a ciò che ho provato io, alla mia esperienza, posso dire che ci sono degli step, come dei salti di coscienza, che man mano mi hanno avvicinato alla possibilità di accedere a queste “percezioni intangibili”. La prima è stata drenare tante emozioni: il lavoro emotivo è il primo ponte per poter accedere a un livello superiore. Proprio perché emozioni e corpo fisico sono molto densi, ben diversi dalla sfera dei sentimenti illuminati, che da sempre risiede nel cervello del cuore, se c’è troppo accumulo emotivo è come se ci fosse un masso in un fiume che non rende agevole lo scorrere dell’acqua. L’acqua scorre comunque, ma con più difficoltà.
Le emozioni devono transitare, ma non sostare: come si dice nella tradizione orientale, il cuore deve essere leggero come una piuma, come una coppa vuota sempre pronta a ricevere. Qualunque ristagno di emozioni represse come rancore, senso di solitudine, senso di rivalsa, rimpianti, va vissuto nel corpo, accolto e lasciato andare. Va trasmutato, come si suol dire, attraverso l’amore e la compassione. Man mano che si fa questo processo, è come se ci fosse una trasformazione chimica nel corpo, perché le emozioni sono processi fisici, legati a una certa chimica e alla produzione di ormoni. Questo processo, fatto non per raggiungere un fine (illuminazione), ma svolto con l’amore per se stessi, la passione ritrovata per la propria vita, il desiderio di avere uno scopo più grande, proprio come se si percepisse di essere solo una nota in un’orchestra, conduce a una trasformazione interiore. Bisogna uscire dall’individualismo, riconnettersi a qualcosa di più.. finché ci sentiamo soli, vittime, incompresi, non c’è a mio avviso il terreno per poter sperimentare la connessione.
Quando invece le emozioni drenano e ritroviamo una diversa passione per la nostra storia, e ci sentiamo davvero parte di un tutto, allora qualcosa cambia.
Il secondo step è esprimere i talenti: quando ci mettiamo in gioco attraverso il talento noi manifestiamo lo spirito. Le due entità angelos e daimon si incontrano nel corpo, che diventa il teatro dello spirito. Quante volte vedendo grandi attori, musicisti, cantanti abbiamo la sensazione di vedere qualcosa di divino? Vediamo una scintilla… Quella è la scintilla dell’energia universale che fluisce e prende una forma specifica attraverso la cassa di risonanza individuale di ognuno di noi. Il talento risponde a quello che ci piace, quello che ci fa stare bene e ci trasporta nel senza tempo, ossia in quello che viene chiamato tempo circolare.
Nei momenti chiamati stati di flusso il tempo è come se si azzerasse, non se ne ha la percezione; sono istanti di infinito, finestre su un tempo diverso, il tempo della natura, che non è quello a cui siamo abituati. I tempi si intrecciano, come il giorno e la notte, il sonno e la veglia.
Ritrovare, mettendosi in gioco cosa, ci da piacere, cosa ci da luce, in che modo possiamo essere a servizio del mondo esprimendo la nostra nota, sentire quindi quella connessione che ci fa avere la sensazione che in quel momento la bellezza del mondo sta aumentando grazie anche ai granelli che stiamo mettendo noi… il talento è anche questo. Questo da gioia, vitalità, anima il corpo. Non sta a noi giudicare se sia bello o no, noi dobbiamo solo tenere il canale dell’energia aperto e mostrare la nostra verità.
Tratto da:
“Il Bello: come ha cambiato la mia vita, e come può cambiare la tua”
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