Consigli strategici per superare i blocchi e prendere delle decisioni importanti

Published by Marcella di Martino on

Quando non riusciamo a prendere una decisione importante per noi, cosa possiamo fare?

Come se ci muovessimo all’interno di un elastico, è come se rimbalzassimo da una parte e dall’altra senza però riconoscere la validità di una scelta in particolare con la dovuta convinzione. Più ci caliamo addentro alle opzioni, e più diventa difficile trovare la soluzione giusta.

Un primo passo è invertire la prospettiva e “fare un passo indietro sul balcone”, per utilizzare una metafora della coach Giovanna d’Alessio. Utilizzare un nuovo frame, una diversa prospettiva, come se osservassimo il tutto da lontano. Questo ci consentirà di riconoscere il dispiegamento dei fili rossi della nostra vita.

Ecco alcuni punti su cui, a mio parere, vale la pena soffermarsi, e che sono alla portata di tutti:

– Possiamo affrontare un cambiamento come un semplice cambio di stato (cambiamento orizzontale, scelgo “a” piuttosto che “b”), oppure cogliere il cambiamento come un’opportunità per operare una trasformazione personale (cambiamento verticale, salto di consapevolezza, in seguito al quale avrò un equilibrio diverso rispetto a prima). Tu come scegli di orientarti rispetto a questo punto?

– Allo stato attuale, cosa ti impedisce davvero di operare una scelta?

– Qual è l’ostacolo più difficile da superare?

– Cosa ti sarebbe utile avere come elemento in più? Avresti bisogno di più…..

– Quali sono i quattro valori principali in cui credi?

– Qual è il valore che va rinforzato per andare nella nuova direzione?

– Quanto senti dentro di te la spinta, il desiderio che ti anima in questo momento? (esprimi un valore da 1 a 10).

– La fisica insegna che ad ogni forza corrisponde una forza uguale e contraria: cosa sai della resistenza che è in opposizione al tuo desiderio?

– Quali sono le modalità (fisiche, emotive, mentali) in cui si presenta la tua resistenza?

– Come hai interagito in passato con la tua resistenza? Cosa ha funzionato?

– Qual è il tuo ruolo all’interno degli schemi della tua famiglia? Noi molto spesso ci identifichiamo talmente tanto con un ruolo, da diventare quella cosa lì, e questo ci fa perdere la possibilità di ricollegarci al nostro intento originario, e soprattutto di ricollegarci al “tutto”, oltre la polarità. Nel tutto, o come direbbero i fisici nel “vuoto”, noi abbiamo molto più potere e riusciamo ad essere effettivamente nel famoso stato di flusso. Il vuoto ha ben diciassette gradi, quindi è in realtà un vuoto pieno. Quando i grandi yogi ed i lama meditano sul vuoto, il loro cervello si sincronizza sulle onde gamma, che sono le onde di massima presenza possibile, quelle che si attivano per reagire alla catastrofi naturali. Più ci ricolleghiamo al tutto, e più abbiamo la possibilità di essere presenti a quello che accade. Identificarsi troppo con una immagine di sé toglie molto del nostro potere sulla realtà.

– Ognuno di noi ha un suo intento, un suo “imprinting”. Posso vivere puntando il focus sulla realtà esterna, oppure considerare le cose esterne come delle contingenze rispetto a “dove” io sto andando. Cosa ti fa risuonare questa affermazione?

– Troppo frequentemente perdiamo contatto con l’intento, e questo rischia di farci perdere la direzione, lo scopo personale: agiamo per re-azione più che per creazione, e non ce ne rendiamo conto finché non usciamo dal ruolo e dai copioni. Domandati se il tuo intento di questo momento, in generale, è creativo o reattivo.

– Secondo Walt Disney, che era un grande sognatore e creativo, dentro di noi ci sono 3 parti: il sognatore, il realista e il critico. Ogni volta che lui aveva un progetto, dava spazio a tutte e 3 queste voci, con la stessa attenzione, e solo dopo averlo fatto valutava la fattibilità del progetto.

La domanda è un seme nella mente, perché attiva un processo creativo: attraverso una buona domanda possiamo uscire dalle reti neurali dei pensieri ripetitivi e andare alla scoperta di nuove strade da percorrere. Ogni volta che parliamo di un problema, infatti, rafforziamo quella rete neurale ad esso collegata; più cerchiamo ossessivamente i “perché”, più ci allontaniamo dalla risoluzione dei problemi. Più iniziamo ad osservare la realtà chiedendoci “cosa dice di me questa cosa che sta capitando” più aumenta il mio potere sulla realtà, e la capacità di creare nuovi schemi cognitivo comportamentali ed emotivi.

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