10 consigli emotivo-comportamentali per superare lo stress

Published by Marcella di Martino on


Se stiamo attraversando una fase di stress acuto o cronico, di solito nel corso della giornata ci sentiamo stanchi, irritabili, consumati, elettrici, nervosi. Andiamo a dormire stanchi e ci svegliamo nello stesso stato. Ma possono anche manifestarsi altri sintomi più specifici, come ad esempio l’indebolimento del sistema immunitario, digrignare i denti, emicranie.

Col passare del tempo, possono presentarsi vere e proprie patologie, ed è allora che di solito le persone devono necessariamente prendere consapevolezza del fatto che il loro equilibrio psico fisico è stato messo in discussione e bisogna cercare un nuovo assetto.

Diversi anni fa, in una congiuntura per me di particolare stress, il mio coach utilizzò una metafora che poi ho fatto mia: il cane che si morde la coda guarda indietro, non guarda avanti. Allora la prima skill da sviluppare è la capacità di guardare avanti e la consapevolezza di dover spezzare in qualche modo un circolo vizioso. Non importa stabilire subito “come”: agendo su più fronti capiremo cosa ci viene più facile.

In questi momenti vince la sinergia, la motivazione, la capacità di guardare a lungo termine. Ci sono soluzioni che andranno meglio per alcuni, altre per altri: solo noi possiamo essere l’indicatore di cosa ci veste bene, proprio come se fosse un abito. Provare, sperimentare, sfidarsi, e soprattutto credere in noi al 100%. Di seguito un breve vademecum emotivo comportamentale per fissare alcuni concetti.

1) La libertà di essere: è molto importante sentire di vestire i propri panni, di riuscire ad aderire a sé stessi in ogni situazione, compatibilmente con le regole di convenzione. Quindi, se notiamo che qualcosa non va e ci sentiamo deboli o troppo stanchi, prendiamone atto, e ritagliamoci uno spazio per noi stessi, per ritrovare uno stato di connessione, per essere pienamente nella vita che abbiamo in quel momento. A seconda della situazione, rivolgiamoci a un medico di fiducia per valutare il nostro stato psico fisico, e poi possiamo farci affiancare da un terapeuta, o da un coach, o in alternativa dedicare consapevolmente un tempo quotidiano all’allenamento del nostro benessere, tutti i giorni. Più tempo e dedizione investiremo, e più saranno veloci i risultati.

2) Il “benessere” che cosa è per noi? Quali sono gli indicatori del nostro benessere? Facciamo un elenco scritto dei nostri personali indicatori. Può essere utile chiudere gli occhi e ritornare a una situazione in cui ci siamo veramente sentiti vitali: notiamo tutto quello che c’era di diverso in noi, a partire dalla postura, al tono della voce, al modo di camminare, al filtro con cui guardavamo il mondo.

3) Diamoci dei tempi realistici: entro quando pensiamo di riuscire a capovolgere la situazione? Se l’obiettivo sembra troppo lontano e irrealizzabile, stabiliamo delle tappe intermedie, in modo da poter verificare in modo tangibile come stiamo procedendo. I buoni risultati richiedono dedizione, impegno, costanza.

4) Il celebre Carl Gustav Jung diceva “Quello a cui opponi resistenza persiste. Ciò che accetti può essere cambiato”: più noi ruminiamo sui problemi, sulle situazioni che non ci fanno bene, sulle colpe, sui sensi di colpa etc.. più resteremo imbrogliati in dei nodi difficili da sciogliere.

Più parliamo del passato e delle cose che sono andate male, e più stiamo rafforzando quella rete neurale. La situazione è difficile? Ok: lo vedo, lo accetto, lo riconosco, e provo a capire cosa sta realmente accandendo, quali sono le forze in gioco, e soprattutto io cosa provo, cosa dice di me, della mia vita questa cosa che sta capitando. Mi permetto di accettare la situazione, ma non in maniera passiva, bensì riconsocendo alle persone intorno a me il ruolo che stanno agendo, in modo da potermi muovere in accordo con il flusso della vita e non in contrasto. Avremo la possibilità di uscire dalla matrix, o dal pendolo, come direbbero gli amanti del Transurfing, e di agire piuttosto che re-agire.

Quando noi agiamo per reazione, noi stiamo dando potere all’esterno e non a noi: facciamo in modo che la nostra sia un’azione consapevole che esprima i nostri valori, le nostre più profonde convinzioni.Quando io ho iniziato ad assimilare questo concetto, per me sono cambiate veramente molte cose, e, finalmente, in maniera risolutiva.

5) Esiste una chimica della calma, del benessere, ed una dello stress: se siamo in una fase di stress cronico il corpo secerne certe sostanze invece di altre, e ci vuole del tempo, a seconda delle situazione, perché si riassesti un equilibrio sano. Infatti, se lo stress e lo stato di allerta vengono trattenuti, a livello ormonale il corpo è così condizionato da questa scarica di sostanze chimiche da desiderarle e diventarne dipendente, esattamente come se fosse una droga.

Modificare l’energia con l’esercizio fisico quotidiano, la pratica della meditazione, il rilascio di emozioni represse, è fondamentale per spezzare questo stato di dipendenza.

6) Equilibrio emozionale: L’ansia e lo stress sono dei sintomi, delle risposte, che il sistema biologico attiva se noi non riusciamo a tollerare quella che viene chiamata l’onda dell’emozione. Se le emozioni vengono trattenute (ruminare mentale etc..) o censurate (le neghiamo a noi stessi o agli altri), questo genera un disquilibrio nella macchina biologica. Bisogna imparare a sviluppare la capacità di entrare in contatto con le emozioni, più che scaricarle all’esterno, e rilasciare poco alla volta quelle già represse o censurate, per rifertilizzare il nostro terreno interiore e prepararlo a una nuova semina.

7) Sguardo interno: Invece di chiederci subito “cosa fare”, di cercare “azioni” fermiamoci un attimo… chiudiamo gli occhi, rivolgiamo lo sguardo dentro, in profondità, ed entriamo in contatto con quello che proviamo. Se fa male, riconosciamo che “fa male”. La tendenza a volerci sbarazzare delle cose che non vanno, assumendo subito dei farmaci, o cercando dei rimedi sbrigativi, ci porta ad essere sordi nei confronti del messaggio che il corpo ha per noi. Invece, teniamo i riflettori puntati su cosa proviamo, e sviluppiamo la capacità di stare vicini a noi stessi, di abbracciarci, di essere solidali. Il primo accoglimento deve necessariamente essere interno. Quando la nostra alleanza interna si sarà rafforzata, sarà molto più semplice rialzarci e camminare spediti e determinati verso la nostra meta.

8) Identificare nuovi comportamenti: Definiamo quali sono gli aspetti di noi che vanno potenziati e quali i copioni disfunzionali. Facciamo una lista di quattro persone che secondo noi avrebbero un atteggiamento più efficace nella nostra situazione e identifichiamo i loro pensieri, i loro possibili comportamenti e facciamoli nostri, giorno dopo giorno. Prima di agire, fermiamoci un attimo, respiriamo e connettiamoci emotivamente al nuovo copione, alla persona che vogliamo diventare ed essere.

9) Leggere: Facciamo delle buone letture che ci possano dare degli insight. Ogni crisi è una possibilità di trasformazione interiore, di arricchimento. Dedichiamo del tempo alle cose semplici che ci fanno stare bene, che animano la nostra passione per la vita.

10) Selezionare gli interlocutori: Se ci vergnogniamo del nostro stato, perché è ovviamente brutto mostrarsi giù di morale, confidiamoci solo con persone che possono veramente accogliere e comprendere la situazione, e mostrare del tatto nei nostri confronti. Scegliamo come interlocutori persone che ci sappiano ascoltare, piuttosto che farsi avanti con consigli, perché, come si dice nel coaching, il consiglio indebolisce l’interlocutore. Ognuno troverà i suoi migliori consigli, le sue strategie, se avrà uno spazio per essere riconosciuto ed ascoltato in maniera neutra ed accogliente.

I servizi professionali proposti sono regolamentati dalla Legge n. 4/2013